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mercoledì 22 gennaio 2014

La valle delle mille sorprese!

Uno dei più importanti crocevia di scambi e comunicazioni in Abruzzo, nell’antichità, era la famosa direttrice tratturale del Celano- Foggia.

I tratturi erano autentiche autostrade d’erba che venivano calpestate da migliaia di animali e centinaia di uomini transumanti.

Si snodavano nelle aree interne determinando vere e proprie arterie irrinunciabili per i commerci e le economie locali.

Il Celano- Foggia costeggia il versante settentrionale del bacino denominato del Fucino, una lunga piana che taglia in due l’Abruzzo interno, costeggiando per lunghi tratti la famosa Tiburtina Valeria, toccando luoghi poco conosciuti agli stessi abruzzesi, luoghi di fascino e di bellezza, ricchi di storia e tradizioni farcite anche da leggende tramandate oralmente.

Come definire, per esempio, l’imponente torre trecentesca di Aielli se non un capolavoro di manufatto antico?

E che dire del fascino che emana dalle rovine del castello di Ortona de Marsi o dalle pietre della cittadella fortificata di Pettorano sul Gizio, pochi chilometri da Sulmona, patria del poeta romano Ovidio?

O ancora il Castello di Beffi?



Nel meridione della conca peligna lungo il suggestivo altopiano insistono paesini secolari come Goriano Sicoli, Raiano e gli antichi fortilizi di Castevecchio Subequo e Castel di Ieri.
Quest’ultimo borgo, scenografico con il suo castello a dominare l’abitato, annovera a pochi
chilometri un interessante santuario precristiano.

Numerosi scavi hanno fatto riemergere resti di un tempio dedicato a una divinità minore della fertilità, ma, giova dire, che sono ancora molte le zone circostanti che potrebbero essere oggetto di riesumazioni capaci di regalare oltre a reperti, anche squarci di luce sulle storie dei popoli italici che sono transitati attraverso le valli abruzzesi.

La vallata subequana nasconde altre importanti emergenze storiche e ambientali.
C’è da visitare il piccolo santuario della Madonna di Pietrabona e c’è da scoprire antichi e minuscoli abitati pastorali, oggi in gran parte intatti com’erano ai tempi d’oro della transumanza quando all’epoca della dominazione aragonese, il passaggio nei tratturi era disciplinato da leggi con pagamenti di dazi e possibilità di ricovero per pastori e bestie nelle famose chiese campestri disseminate lungi i percorsi.

Non lontano dalle gole di San Venanzio, l’abitato di Goriano era il punto di sosta per tutti i viaggiatori nell’antico insediamento di “Statulae”.
Questo è il paese della grande tradizione dei riti dedicati a Santa Gemma, patrona del paese e sfortunata ragazza che, non avendo ceduto alle proposte oscene del signorotto di turno per salvaguardare la verginità, perse la sua giovane vita.

Da non perdere anche la visita all’antica città romana di “Sueraequum”, oggi Castelvecchio Subequo, terzo municipio romano dei Peligni, dopo Sulmona e Corfinio.
Qui l’incastellamento è molto evidente con edifici d’interesse architettonico
arricchiti da eleganti bifore e portali classici.

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Come raggiungere i paesi della valle Subequana, Castel di Ieri e Castelvecchio: 

Da Roma est prendere la A24 Roma-L’Aquila; allo svincolo direzionale di Torano, dopo l’uscita di Tagliacozzo, imboccare la A25 per Pescara e uscire ad Aielli - Celano (101 Km dal raccordo anulare). 
Prendere la statale a sin. in direzione di Collarmele e seguirla sempre fino a Castel di Ieri, superando Collarmele e il solitario, affascinante valico di Forca Caruso (1100 m) (circa 30 Km dall’uscita di Aielli - Celano).

Da nord e dalla fascia adriatica: raggiungere Pescara con la A14 e prendere la A25 in direzione Roma; uscire a Pratola Peligna - Sulmona (circa 50 Km. da Pescara). 
Seguire i cartelli in direzione di Raiano (prima a ds., subito dopo a sin. e poi ancora a ds.); attraversare l’abitato di Raiano in direzione di Castelvecchio Subequo, superando la selvaggia e bellissima Gola di San Venanzio; dopo Castelvecchio la statale raggiunge in breve Castel di Ieri (circa 20 Km dall’uscita di Pratola).

lunedì 20 gennaio 2014

L’eremo del santo martire e la pietra miracolosa

Le alte sponde rocciose dell’Aterno, alle falde del monte Mentino, sorreggono nel punto più selvaggio il complesso cenobitico in cui visse il santo martire Venanzio.
Siamo ai margini della Riserva Regionale del Velino Sirente.

È l’oasi naturale delle gole che prendono proprio il nome dell’asceta che visse non lontano da Raiano, borgo famoso per la sua nota sagra delle ciliegie.

La produzione di questo frutto qui è di alta qualità ma l’evento è ricco soprattutto di tradizioni, folclore e spettacolo con la sfilata di carri allegorici.


Il santo, originario di Camerino, nelle Marche, giunto fin qui, nel profondo delle gole trovò rifugio e contemplazione.

Tornato al suo paese per quietare i tumulti dei cristiani perseguitati dal prefetto Antioco sotto Decio Traiano, fu condannato a morte.
Precipitato da una rupe rimase illeso per miracolo, genuflesso in preghiera.

Gli sgherri agli ordini del prefetto presero allora a colpirgli la testa con un grosso masso che al contatto del santo si sciolse come cera lasciando l’impronta del viso.

Pare che dopo diversi tentativi Venanzio fu martirizzato con il taglio della testa.

Siamo a circa quindici chilometri da Sulmona e a soli tre chilometri dall'antica Corfinium, nell'estrema parte occidentale della Valle Peligna.

L’edificio si erge sopra le fredde e spumeggianti acque del fiume in una magnifica posizione nel cuore di un’oasi verde incastonata tra brulle pareti.

Il terremoto disastroso del 2009, ha fatto dei danni per fortuna non irreparabili e tutti attendono che questo luogo sacro sia riparato.

La parte posteriore di questo spettacolare eremo è probabilmente la più antica che risalirebbe al XV secolo.



Notizie di San Venanzio in Raiano le troviamo comunque già nel XII secolo grazie ad alcune Bolle papali ma, da alcuni elementi architettonici e per gli affreschi di sacrestia si può affermare con relativa certezza che il primo impianto è del quattrocento.

La chiesa fu poi ampliata alla fine del XVII secolo.

L’interno è a pianta rettangolare ed è coperto con volte a botte, affrescate dopo la seconda guerra mondiale, da due pittori, Savino Del Boccio e Antonio Vaccaio che così vollero ringraziare Dio per aver decretato la fine del cruento conflitto.

C’è un corridoio, a destra dell’ingresso centrale, fiancheggiato da piccole celle eremitiche che porta alla minuscola cappella delle Sette Marie.

L’insolita stanzina custodisce un “Compianto” cinquecentesco, che artisticamente in alcune parti ricorda la grande opera che si ammira a Bologna.

Anche questa è in terracotta policroma e il Gagliardelli la realizzò nel ‘500.

Si tratta di una scultura costituita da più statue e un coro di cinque angeli pendenti.

Oltre alla bellezza del luogo dove giace l’antico romitorio, il fascino è notevole anche per gli ambienti interni che sono deliziosi.
C’è, ad esempio, il “Sancta Sanctorum”, in prossimità della Scala Santa che veniva utilizzata dall’anacoreta Venanzio per salire nella sua celletta che conserva nella pietra l’impronta del suo corpo.

La leggenda dice che al passaggio del santo, la corrente del fiume si arrestava ed egli non si bagnava i piedi
Nel muro opposto si può scorgere ciò che resta di un affresco antichissimo raffigurante la testa di Santa Caterina.

I fedeli, ancora oggi, si coricano sula roccia dove ci sarebbe l’orma del corpo disteso di Venanzio nell’eterna convinzione di potersi curare i dolori reumatici e addominali, le cefalee e il mal di reni.

Dopo essersi strofinati, devono anche risalire in ginocchio i gradini della Scala Santa, scavata nella nuda roccia con un cunicolo stretto e recitare ogni gradino un Ave Maria.

È noto che la credenza popolare nelle virtù risanatrici delle pietre è generale quasi dappertutto in Abruzzo.

Sono usanze che ricordano quelle di alcuni paesi musulmani del Cairo dove i devoti si stropicciano ancora contro le colonne della moschea.

È come un piccolo oceano di sensazioni quello che attraversa la mente del visitatore tra leggende, spiritualità e tradizioni.
Si ha la sensazione di navigare nelle acque impetuose del fiume come pellegrini stupiti in un mondo fiabesco di storie.

Come arrivare: 
 A24/A25 RM-PE uscita Pratola Peligna-Sulmona.
Proseguire in direzione Raiano da Napoli: A1 NA-RM uscita Caianello/ seguire indicazioni per Castel di Sangro/ Roccaraso/ Sulmona/ direzione A25/ Raiano

giovedì 16 gennaio 2014

La torre di Montegualtieri

Insieme all'antica torre di Sutrium, presso Bussi, la torre di Montegualtieri di Cermignano, in provincia di Teramo rappresenta un raro esemplare di torre a pianta triangolare in Abruzzo.
Dalle foto gentilmente concesse dagli amici di AEROMAPPE si apprezza la singolare forma, poco diffusa.

Percorrendo in discesa la Via del Torrione del ridente paesino di Montegualtieri, si può scorgere questo manufatto a forma di triangolo che si protende verso l’alto e che raggiunge un’altezza di circa 18 metri, fondendosi perfettamente con l’ambiente che la circonda.

La torre si erge in 18 metri di altezza da un robusto basamento a scarpa costruito di roccia sedimentaria di detriti sabbiosi, cementati tra loro dall’argilla, ed è rafforzato da rinforzi in mattoni; la cima è conclusa dal tipico impianto a sporgere su mensole a forma di becchi coronato da una serie di merli posti a intervalli regolari con grande cura per quanto riguarda il profilo costruttivo.

La torre fu sicuramente eretta come struttura di avvistamento e controllo sulla Valle del Vomano in epoca medioevale (fine XIII, inizi XIV sec.) e prende il nome, come il borgo intorno, da un duca Gualtieri che ne fu il possessore.


Posta su un costone roccioso, potenziata da contrafforti in mattoni, a dominio di un vasto territorio, costituiva un punto di riferimento valido nel sistema di avvistamento dell'intera vallata.

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(Suggestive foto con riprese aeree droni di AEROMAPPE telefono 3463217492.
Con droni radiocomandati è possibile effettuare scene mozzafiato come un film
e ogni tipo di riprese dall'alto per turismo, pubblicità, cultura ecc.ecc.
Un servizio ideale per spot pubblicitari, presentazioni aziendali, video matrimonio, rilievi)

Informazioni: 
 Municipio tel. 0861-66494
Come arrivare:
 A14 uscita Roseto; SS. 150 direzione Villa Vomano da Napoli: A1, uscita Caianello; seguire le indicazioni per Roccaraso/Sulmona, A25, A14