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lunedì 16 settembre 2013

L’eremo nascosto della Madonna dell’Altare

"L'ora più solare per me, quella che più mi prende il corpo, quella che più mi prende la mente, quella che più mi perdona, è quando tu mi parli". (Ada Merini)

Sono milioni.
In apparente stato confusionario si muovono brulicando e trasportando un’incredibile massa di aghi di pino per costruire nidi a cupola dove ospitare le famiglie.

Perché le formiche, ne sono convinto, hanno il culto della famiglia forse più dell’uomo.


È un movimento convulso che visto da vicino, può causare stress.
Eppure a me questo incedere forsennato e senza apparente senso, dentro e fuori il buco del formicaio, mi rilassa e quasi mi trasporta in un’altra dimensione.
Immagino una grande danza di massa, dove quest’incredibili insetti laboriosi si muovono sincronizzati al secondo.

Tutti volteggiano incessantemente senza curarsi di me, ignorandomi a più non posso.

Ricordano il meccanismo di un orologio svizzero e fanno percepire la magica illusione di un grande e unico essere vivente o di una società dove ognuno è parte dell’altro.


È la magia di un mondo perfetto che non esiste se non nei nostri sogni più nascosti.
Guardo l’orologio e mi accorgo di aver trascorso quasi quindici minuti ad ammirare questa fetta di ecosistema forestale.

Non sono lontano da Palena, paese della Majella orientale dominato dalle rocce del versante settentrionale del monte Porrara, elegante vetta che chiude a sud il crinale del complesso.

Abitato antico questo, gravemente danneggiato durante gli scontri tra alleati e tedeschi, nell’ultima guerra.

È per fortuna sopravvissuta alla distruzione e le cannonate nemiche, la settecentesca chiesa del Santo Rosario con la statua cinquecentesca della Madonna con bimbo.
Nel bombardamento fu distrutto il bellissimo castello dei duchi di Caramanico.
Oggi quello che si vede è una brutta copia dell’originale edificio.

La splendida faggeta che porta in otto chilometri al santuario della Madonna dell’Altare è un ambiente spettacolare e selvaggio.
La pittoresca costruzione è a 1272 metri di altezza.

All’inizio della sua lunga vita eremitica, dopo giorni trascorsi nei pressi di Castel di Sangro, Pietro da Morrone, il papa Celestino V, attraversò la zona degli altipiani e scese nella valle dell’Aventino.
Era il 1235.

Il santo rimase quasi tre anni in una grotta scavata sotto di un enorme masso così angusto da doverci stare in ginocchio o disteso.

Il santuario fu poi elevato intorno al XVI secolo per opera dei Celestini giunti da Sulmona a ricordare la presenza in questo luogo del loro fondatore.

I religiosi tennero il luogo sacro e il piccolo convento fino al 1807, anno in cui l’ordine fu abolito.
Allora una facoltosa famiglia del luogo, i baroni Perticone, provvidero a tenere in piedi l’eremo donandolo negli anni ’70 al comune di Palena.
Il nome della Madonna dell’Altare prende spunto dalla roccia su cui è poggiato l’eremo in pietra che fa pensare proprio a un grande altare.
Vado via da questo luogo a malincuore.

Qui regna pace e serenità.

Oltre il bivio dove ho lasciato l’auto, la statale sale al bellissimo e roccioso valico della Forchetta da dove la vista spazia sulle prime propaggini su uno dei più begli altopiani, quello delle cinque miglia.

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Per Palena:
Autostrada A24 uscire a Sulmona e proseguire in direzione Roccaraso – Napoli. Prima di arrivare a Roccaraso girare a sinistra in direzione Palena, Pescocostanzo e proseguire fino alla stazione di Palena. 
Arrivati alla stazione di Palena passare i “Valico della Forchetta” e proseguire in direzione Palena.
Oppure:
Val di Sangro, Casoli, Lama dei Peligni, Lettopalena.
Il santuario è a otto chilometri. 

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