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sabato 20 luglio 2013

Nel cuore delle cascate reatine

(Liberamente tratto da Silenzi di Pietra).

Il versante reatino dei monti della Laga, di là dal Ceppo e la cascata della Morricana in provincia di Teramo, è verde di boschi e fresco di acque scroscianti.

Queste montagne appartate, a lungo ignorate da escursionisti e naturalisti,serbano stupende sorprese.


E’ impossibile raccontare le emozioni in questo orizzonte indefinito tra realtà e fantasia, dove occhi e pensieri si confondono e riescono a percepire sfumature altrimenti invisibili.

Mi sento felice come un bambino quando posso vedere getti d’acqua inebrianti: da questo versante laziale, l’Organza, le Barche, il salto di Cima Lepri, dall’altra parte lo scrosciare dell’acqua della Morricana, tra gradoni rocciosi di arenaria, nel fiabesco contorno del bosco della Martese.

La cascata delle Barche, raggiunta faticosamente dalla località Capricchia, apre il cuore per la sua bellezza selvaggia.
L’ultimo salto di questo fosso chiamato della Solagna, prima di tuffarsi allegramente nell’imbuto di Selva Grande, cade a strapiombo per quaranta metri e in primavera si propone come una bella gita familiare.

In località Sacro Cuore, antico convento di Capricchia, piccolo presepe di case del reatino, parte un interminabile saliscendi faticoso in mezzo ad una gola stretta dove lo sguardo non riesce mai ad avere l’agio della distanza.

In lontananza, lo scrosciare delle acque è musica per le mie orecchie.

Sono immerso nei pensieri e nelle meravigliose sensazioni di natura viva, quando arrivo sotto l’inebriante “cascata delle Barche”.
E’ veramente la più bella delle tre, proprio sotto la verticale di Cima Lepri.
Compare all’improvviso, tra gli straordinari picchi rocciosi, al limitare di una piccola ma ariosa distesa piena di spinaci selvatici.

Il respiro che si rifiuta di togliere l’affanno a causa della salita, ora soffre di apnee selvagge per la bellezza del luogo.

La foresta presenta un fascino forte in cui l’essenza e lo spirito arcano si materializzano e rendono quasi palpabili, rapiscono e stordiscono il visitatore, trasportandolo in un mondo fatato, onirico e meraviglioso.

Conifere e latifogli s’incontrano, s’intrecciano, in un rondò superbo in cui due mondi vengono a contatto, in intima unione.
Stormi di corvi sembrano annerire il cielo, lo sfidano, quasi, con le loro incredibili traiettorie.
Sono decine, centinaia.
Impressionante!

Scendo a valle, che è pomeriggio inoltrato.
In una radura mi pare di scorgere in lontananza una piccola sagoma nera, in piedi. Penso sia il tronco annerito di un albero colpito da un fulmine.
Incredibile a dirsi, è un pastore, per giunta italiano!
Credevo non si trovasse altro che macedoni o albanesi a guardia delle greggi!
Una ventina di pecore sdraiate sulla nuda terra, paiono pendere dalle sue labbra.
Mi porta non lontano lì dove, in un’ondulazione del pianoro, si trova il suo ovile improvvisato.
Mi propone di passare a casa sua.

Abita nel vecchio paese di Preta, non lontano da Capricchia.
Ha del buon formaggio da vendere, mi dice. Non più tardi di un’ora dopo sono davanti alla sua casa in pietra.
L’abitazione, alquanto squallida, sembra aver sofferto e non poco il terremoto.
Ha l’ala destra del piano superiore che pare aver subito un raid dei matti seguaci di Bin Laden a Kabul.

A lato, mi colpiscono una trentina di alveari, tutti allineati come soldatini di piombo.
Il cane all’uscio è silenzioso come il padrone.
Mi porta nel sotterraneo dell’abitazione e, mentre sto chiedendomi se l’abitazione mi crollerà in testa, davanti ai miei occhi estasiati, si apre un mondo di formaggi deliziosi e profumati.

Mi invita a provare la sua ricotta e al mio primo boccone diventa loquace di colpo, come se assaggiare il suo prodotto, mi abbia reso un fratello.

Che giornata meravigliosa.
Il degno epilogo è davanti un fumante piatto di bucatini all’amatriciana.

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Per raggiungere la base di partenza per le cascate reatine:
Da Ascoli Piceno si percorre la S.S. Salaria n° 4, giunti al bivio per Amatrice si devia per il paese che si attraversa passando per la via centrale. 
All’uscita Sud-Est dell’abitato c’è un incrocio, trascurare la strada di destra per Montereale e proseguire dritti per 4,5 Km fino a un quadrivio dove ci sono le indicazioni per la frazione di Capricchia (primo stradino a sinistra).
Giunti nella piccola piazza si notano le indicazioni per il Sacro Cuore e il Monte Gorzano, imboccare in salita la stretta strada a destra (strada asfaltata ma piena di buchi), superato il Fosso di Valle Conca (sulla destra c’è una presa d’acqua dell’Enel) si arriva sul pianoro del Sacro Cuore dove si parcheggia subito a sinistra su uno slargo, località Capo la Valle, quota 1381 m.

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