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domenica 31 marzo 2013

Giù per le antiche strade

Dal mare alla montagna attraverso una delle valli più interessanti del teramano solcata dal fiume Vomano. Arte sacra, storia, cultura millenaria e gastronomia!

Immaginate un tuffo nel passato, tra verdi rilievi, abbazie secolari e cemento intorno a violentare la storia.
Benvenuti lungo la vallata del fiume Vomano e le sue colline, alla scoperta di un itinerario sacro nell’arte del romanico abruzzese.

Un percorso di alto livello storico, religioso e culturale nell’entroterra teramano lungo le vie, dai valichi montani al mare, percorse da pastori, artigiani, soldati e monaci.

Luoghi dove si respira l’aria della fatica che generazioni di contadini hanno fatto per crescere i loro figli.

Posti dove si scoprono le atmosfere mistiche di religiosi che, nelle colline, hanno trovato un insediamento perfetto per l’”ora et labora” caro a San Benedetto.

Montepagano, guarda la costa dai suoi trecento e più metri di altezza.
L’antica “Mons Pagus” romana, poi feudo dei Duchi di Atri, accoglie i visitatori con un museo di arti e tradizioni e la torre campanaria sopravvissuta alla distruzione della vecchia chiesa di Sant’Antimo, crollata miseramente.

L’orologio del manufatto, di notte, lo puoi scambiare per luna piena appena sorgente.
Il borgo dura si e no cento passi, ma quanta bellezza!
Appena scoperta la chiesa dell’Annunciazione con le sue statue lignee del quattrocento e l’altare dorato e intagliato, già arriva il belvedere da dove si scorge l’Adriatico fino al pescarese.
A sorprendere è la valle, il vento che l’odore della legna nelle case fa più pungente, il verde che la primavera rende vivido e creativo e la multiforme ricchezza del paesaggio rurale sempre più minacciato dall’espansione urbana.

Qualche chilometro ed eccoci a Morrodoro, l’antica “Morrum”, ricco feudo agricolo dei potenti Acquaviva.

Qui c’è un museo dedicato alla civiltà contadina nell’antico palazzo De Gregoriis che custodisce antichi reperti di vita agreste.

Come in una commedia di Edoardo De Filippo, gli uomini e le donne del paese accolgono con la loro genuina socialità.

Il piacere degli occhi e quello della gola vanno a braccetto in questa che è una delle strade più importanti del vino in provincia di Teramo.

La parrocchiale di San Salvatore, opera del 1331 di Mastro Gentile da Ripatransone, è bella ma impallidisce al cospetto del grande manufatto a qualche chilometro verso la valle: la romanica Santa Maria di Propezzano, l’insediamento più antico e artistico, la cui fondazione risale al 715 d.C. a dar ragione alla scritta, in carattere gotico, sotto il portico.

È il primo dei cinque grandi monumenti sacri di questa incredibile “valle dei templi”.

Un mistero la leggenda dell’edificazione del tempio ad opera di pellegrini tedeschi che, di ritorno da una visita alla tomba di San Pietro, nel riposarsi, assistettero all’apparizione della Vergine desiderosa di avere una chiesa tutta per lei.

L’abbazia fu completata nel 1285 con la sua struttura architettonica essenziale, l’artistico rosone formato da tetti concentrici con fregi in terracotta e, sopra, lo stemma dei soliti Acquaviva.
A destra del porticato, è interessante la Porta Santa che si apre due volte l’anno, il 10 maggio e nella festa dell’Ascensione.

All’interno, sono belli gli affreschi del quattrocento che raffigurano i Papi Bonifacio IX, Alessandro II e Martino V mostranti bolle con i privilegi concessi alla piccola basilica.

A fianco, imperdibile anche se chiuso quasi sempre, il chiostro a pianta quadrata con gli affreschi del pittore polacco Sebastiano Majeski.


Poco lontano è consigliabile una visita al “Giardino delle erbe officinali” dove si coltivano oltre trecento tipi di essenze per medicina, uso alimentare e cosmesi.

Abbandonando di nuovo la valle e salendo verso la collina orientale, si scopre la bella Notaresco con i suoi antichi palazzi.
Un tempo era un emporio famoso con i suoi bachi da seta e il commercio di olio, vino, formaggi e filati.
L’antica “Nutarisco” era la fortezza medievale del re Lotario, punto di riferimento in seguito per le lotte d’indipendenza del Risorgimento fino all’Unità d’Italia.

Non lontano c’è Guardia Vomano e l’abbazia romanica di San Clemente, fatta costruire da Ermengarda nel IX secolo, con il fantastico ciborio dalle decorazioni floreali e animali di Roberto di Ruggero di cui parliamo in altra parte del magazine.

Le colline si ammantano di piccoli centri discreti, arroccati sui poggi con i loro acciottolati, gli archi a blocchetti di pietra, gli stemmi signorili.

Castellalto con la sua entrata antica, è quasi una finestra spalancata sull’infinito.
La vista spazia dalla valle del Tordino a quella del Vomano.
Pochi chilometri sotto, la frazione Castelbasso stupisce con il suo puzzle di vicoli stretti, labirintici spezzoni di tracciati medievali.

C’è da soffermarsi a scoprire la chiesa di San Pietro del 1338.

Il suo portale regala elementi decorativi singolari con scritte in vernacolo e due leoni rozzamente scolpiti.

Tornando nel fondo valle, in lontananza fa bella mostra di sé la torre, a base triangolare, del piccolo paese di Montegualtieri, frazione di Cermignano, esemplare rarissimo nella storia dell’architettura medievale.

È alta circa quaranta metri, alla sommità ci sono belle merlature e anticamente serviva per avvistare incursioni nemiche.

Il nostro viaggio potrebbe continuare nella valle Siciliana, scoprendo il romanico di Santa Maria di Ronzano, San Giovanni ad Insulam e, non distante dal paretone del Gran Sasso, San Valentino di Isola.

Ma questi gioielli d’arte, converrete, meritano ben altro tempo e spazio!



Gli articoli inseriti nella rivista sono redatti da Sergio Scacchia, autore tra l'altro di tre libri:
"Silenzi di Pietra" e "Il mio Ararat" e "Abruzzo nel cuore".

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